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CUS PALERMO

FOCUS ATLETICA SICULIANA: Riflessione di un appassionato di Atletica sulla crisi del Coni regionale

Le dimissioni di Giovanni Caramazza dalla presidenza del CONI regionale aprono per il movimento sportivo siciliano un periodo incerto del quale è difficile individuare lo sbocco, almeno fino a quando sarà dominato da un’ambiguità di fondo che appare necessario risolvere.
In verità tutte le discussioni, che hanno preceduto le dimissioni del Presidente e degli organismi dirigenti del CONI isolano, sono state subordinate alla presunta inadeguatezza dei vertici al ruolo che ha prodotto, a dire dei critici, ricadute pesanti sul rapporto del movimento sportivo con la politica, che in Sicilia appare decisivo.
Quasi mai la discussione si è sviluppata sul ruolo del CONI e l’urgenza di una nuova politica, svolta quanto mai necessaria di fronte al fallimento della politica precedente che aveva, a nostro parere, cambiato in radice, l’originaria vocazione del CONI siciliano, facendone il centro motore di ogni cosa, concentrando su di sé grandi risorse pubbliche a detrimento di una più equa distribuzione fra Società, Federazioni ed Enti.
A nostro avviso si è voluto dare in questo modo una risposta a una crisi di rappresentanza di cui il CONI regionale soffriva da tempo avendo Società Sportive e Federazioni (per non parlare degli EPS) ceduto al CONI sempre meno volentieri la delega per rappresentarli di fronte alla Società civile e politica.
La risposta integralista dell’accentramento e del tentativo di espropriare il ruolo della base del movimento sportivo è fallita insieme alla politica dissipatrice della Regione siciliana. Diventa necessario prenderne atto rapidamente senza ulteriori inutili code destinate al fallimento. Il CONI dovrà ripensare se stesso e trovare nuovi legami che lo tengano stretto al movimento sportivo siciliano e alla sua base. Non c’è chi non veda come in questi ultimi anni (forse mesi) sia cambiato quasi tutto, dallo squagliarsi definitivo dello sproposito di risorse pubbliche spesso male utilizzate fino a una richiesta fortissima della pubblica opinione di una politica più trasparente e meno clientelare che, come appare ovvio, invita il CONI a ripensarsi in radice.
Ricerca di una nuova cultura sportiva attraverso un rapporto diverso con politica e istituzioni, nuovi strumenti culturali e tecnici da mettere a disposizione delle attività sportive isolane, progetti e proposte pensati a favore delle attività di base e non per attività che con quelle istituzionali del CONI non c’entrano niente. Questi ci sembrano alcuni fra gli strumenti principali attraverso i quali il CONI dovrà provare e recuperare un rapporto più nuovo e più solido con la realtà. Quando avremo chiarito come sarà, se ci sarà, il nuovo corso del CONI Siciliano, allora potremo cominciare a discutere sui nomi di coloro che dovranno esserne gli interpreti. Questo dovrà essere il metodo e non potrà essercene altro, secondo noi, se si vuole davvero cambiare. Per noi della FIDAL il “come” viene prima del “chi”.

Marzo 2014,
Rosolino Siculiana

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